VIDEOGIOCHI – La differenza tra utilizzo normale ed eccessivo di videogames e applicazioni.

Se usati con moderazione, i videogiochi possono portare molti benefici. Quando però il tempo trascorso a giocare diventa eccessivo, fino al punto di diventare la principale occupazione nella vita di un’adolescente o di un giovane adulto, i genitori iniziano a preoccuparsi. Che fare allora?

Molti giovani passano ore davanti agli smartphone e alle console. Hanno tutti una dipendenza da videogames o social networks? Non necessariamente. Alcuni bambini possono diventare irascibili, rifiutarsi di fare i compiti e rimanere chiusi in camera giornate intere. Neppure questo implica però la presenza di una dipendenza comportamentale.


L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la dipendenza da videogiochi (con il nome di “Gaming Disorder”) nella “Classificazione Internazionale delle Malattie” (ICD-11) come “un insieme di comportamenti persistenti e ricorrenti legati al gioco, sia online che offline, che consistono in perdita di controllo sul gioco (inizio, durata, frequenza, etc), crescente priorità data al gioco rispetto ad altri interessi e attività quotidiane, mantenimento del comportamento di gioco nonostante il verificarsi di conseguenze negative”.

La dipendenza patologica da videogiochi è stata inclusa anche nella “Sezione 3” del “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” (DSM-5), area dedicata alle condizioni che necessitano di ulteriori studi ed approfondimenti. Qui prende il nome di “Internet Gaming Disorder” e comprende la dipendenza da videogiochi sia online che offline.

Solitamente non si parla di dipendenza se non si verifica una “compromissione significativa nel funzionamento personale, familiare, sociale, educativo, lavorativo o in altre aree importanti” e i comportamenti di gioco non sono “presenti ed evidenti per un periodo di almeno 12 mesi” (la durata prevista per poter fare una diagnosi può venire ridotta se tutti i requisiti diagnostici sono soddisfatti e i sintomi sono gravi).


Quali sono le cause della dipendenza da videogiochi?

I videogiochi utilizzano i principi base della psicologia comportamentale per farti rimanere davanti allo schermo e per indurre dipendenza. Molti giochi forniscono esperienze estremamente stimolanti che favoriscono il rilascio di un grosso quantitativo di dopamina, un neurotrasmettitore prodotto naturalmente dal nostro corpo che agisce sul sistema nervoso centrale e sul nostro umore (viene rilasciata quando siamo in contatto con stimoli piacevoli).

Una sovraesposizione ad un alto livello di dopamina può provocare cambiamenti strutturali al nostro cervello: più ci immergiamo in un’esperienza iper-appagante, più si alza nel nostro cervello la soglia necessaria per provare piacere. I giovani iniziano così a vivere in un mondo dove è possibile avere una gratificazione immediata, dove spesso è possibile sbagliare senza gravi conseguenze, dove il giudizio degli altri può essere tenuto lontano grazie alla creazione di “avatar” dalle caratteristiche molto diverse dalla persona che li controlla.

I videogiochi possono essere così coinvolgenti da farti immergere al loro interno per ore e ore, senza neppure accorgersi del tempo che passa. Ti permettono di evadere dalla realtà che stai vivendo, ti permettono di non pensare ai problemi, alle cose che ti fanno star male (in questo assomigliano in tutto per tutto ad altre sostanze che creano dipendenza, come alcol e droga). Sono ambientati in mondi in cui ti senti al sicuro, in cui hai il pieno controllo del tuo personaggio, che può migliorare lungo la storia e renderti orgoglioso dei suoi progressi.

Una volta fuori da questo mondo “magico” e “ovattato”, è difficile adattarsi ad una realtà spesso difficile, dove è inevitabile provare fatica e dolore. I giovani rischiano di sviluppare una bassa tolleranza alla frustrazione (a causa delle dinamiche dei videogiochi che garantiscono il raggiungimento di ricchi “premi” ed obiettivi in breve tempo e con poco sforzo); tutto ciò li spinge a preferire il mondo virtuale alla complicata rete di compiti e relazioni interpersonali che li aspetta fuori dalla loro stanza.

Nel 2020 una grossa fetta di popolazione giovanile ha inoltre perso l’abitudine a passare il tempo libero all’aria aperta, giocando o relazionandosi con i pari età. In molte aree urbane non è neppure possibile farlo, per la pericolosità dei quartieri o per l’assenza di zone predisposte, come parchi o campi sportivi. Venendo a mancare questo tipo di esperienze, è molto facile per i giovani trovare rifugio nei videogiochi, in quanto facilmente accessibili e in molti casi gratuiti (basti pensare a giochi online come “Fortnite” o alle numerose app scaricabili in pochi secondi sullo smartphone). Si può arrivare a perdere così la consapevolezza del tempo e delle tappe evolutive che rallentano a discapito di una “ vita virtuale”.


Come mi accorgo se è una vera e propria dipendenza? Quali sono i segnali di allarme?

L’American Psychiatric Association ha identificato 9 segnali d’allarme da tenere sotto osservazione per riconoscere precocemente l’insorgere di una dipendenza da videogiochi:

  1. Presenza di preoccupazioni relative ai videogiochi: la persona pensa ai videogiochi anche quando è impegnata in altre attività, ripensa alle sessioni di gioco precedenti e pianifica le future, arrivando anche ad anticiparle a causa di un desiderio irrefrenabile;
  2. Sintomi di astinenza, se impossibilitati a giocare (solitamente irritabilità, ansia, noia, tristezza, agitazione);
  3. Bisogno di passare sempre più tempo davanti ai videogames (tolleranza), spesso dovuto al desiderio di completare “missioni” lunghe e complicate o alla paura di non rimanere al passo degli altri utenti;
  4. Tentativi falliti di ridurre o controllare il tempo passato a giocare;
  5. Perdita di interesse verso altri hobbies o attività precedentemente apprezzate (sportive, sociali, etc…);
  6. Utilizzo eccessivo e continuativo dei videogiochi nonostante questo comporti problemi in molte aree della sua vita;
  7. Tentativi di imbrogliare, mentire o nascondere ai familiari l’effettivo tempo trascorso a giocare;
  8. Utilizzo dei videogames come strumento per allontanare sentimenti negativi (ansia, rassegnazione, sensi di colpa, tristezza, etc…);
  9. Rischio o effettiva perdita di relazioni significative, anni scolastici o opportunità di carriera lavorativa a causa del tempo speso giocando ai videogiochi.

Nel caso in cui siano presenti 5 o più di questi segnali d’allarme per un periodo di 12 mesi, potrebbe essere già presente una dipendenza da videogiochi ed è opportuno contattare uno psicologo specialista per una valutazione più approfondita.


Come aiutare un figlio ad uscire dalla dipendenza da videogiochi?

Esistono numerosi articoli su questo argomento ed alcuni contengono dei suggerimenti che non condivido, tra cui l’indicazione di sottrarre e nascondere la console di gioco (o il cellulare se è quello lo strumento utilizzato per giocare) nel caso in cui il figlio non rispetti le regole imposte dai genitori. Se questo consiglio può essere utile nelle fasi iniziali di approccio al mondo dei videogames, di sicuro non è altrettanto efficace quando si sospetta la presenza di una dipendenza e l’utilizzo è già sregolato (provate ad immaginare cosa succede se sequestrate alcol o sostanze stupefacenti ad una persona che ne è dipendente, la reazione sarà la medesima).

Quelle che seguono sono dunque delle indicazioni personali, alla luce delle esperienze fatte in questo campo, e non vogliono essere delle regole da seguire assolutamente, in quanto ogni situazione specifica richiede le opportune personalizzazioni. Ecco dunque 5 suggerimenti per aiutare un figlio o una persona cara ad uscire dalla dipendenza da videogiochi:

  1. Trova il momento opportuno (sicuramente non durante una sessione di gioco) per parlare con tuo figlio: chiedigli a cosa gioca, cosa gli piace di quei giochi, se ha anche altri interessi, etc… Non metterlo alle strette sul tempo che passa sui videogames, mostrati piuttosto interessato a capirci qualcosa in più. Difficilmente la conversazione durerà molto se non siete abituati a farlo, per cui preparatevi ad affrontarla in più momenti, senza affrontare tutta la questione in unica volta;
  2. Prova a far esplicitare a tuo figlio (senza dirli direttamente tu) tutti gli aspetti negativi connessi ad un utilizzo eccessivo dei videogiochi: prova ad indagare se sono presenti delle difficoltà in alcune aree (sociale, scolastica, lavorativa, affettiva, etc…) e dei bisogni non soddisfatti. I videogiochi potrebbero essere utilizzati come fuga da situazioni spiacevoli o da compiti in cui ci si sente sufficientemente attrezzati e preparati. È importante capire su quali stimoli far leva per aumentare la motivazione al cambiamento;
  3. Se percepite disponibilità al cambiamento, provate a concordare delle “regole di utilizzo” dei videogiochi, finalizzate ad aumentare il benessere e ad evitare le conseguenze spiacevoli dovute al gioco eccessivo. Ad esempio, potreste definire un tetto massimo di ore da dedicare al gioco oppure limitare l’utilizzo di alcuni videogiochi (i giochi che prevedono l’esplorazione di mondi molto vasti o che sono basati sulla crescita dei personaggi/squadre tendono a creare una maggiore dipendenza). Le regole in ogni caso non vanno imposte ma vanno concordate;
  4. Proponi di considerare il tempo dedicato ai videogiochi come un “premio” ottenibile a determinate condizioni: ad esempio, potresti concedere un’ora di gioco per ogni ora passata a fare i compiti o ad aiutare in casa. In ogni caso il premio va elargito subito dopo il raggiungimento dell’obiettivo concordato, non prima;
  5. Proponi attività alternative ai videogiochi a tuo figlio, come ad esempio attività fisiche (sport, camminate o giri in bicicletta) o hobbies più sedentari (leggere libri con ambientazioni simili a quelle dei videogames, suonare uno strumento, dedicarsi alla cura delle piante o di un orto, etc…). Nell’esplorazioni di queste attività, il giovane andrà accompagnato, o dai genitori o dagli amici, che potrebbero essere coinvolti per aiutarlo a sviluppare nuove passioni.

Nonostante giocare ai videogames possa essere a tutti gli effetti un’esperienza di apprendimento e crescita, è fondamentale offrire ai più giovani una varietà di stimolazioni diverse, che gli permettano di divertirsi ed imparare allo stesso tempo. Solo così possiamo prevenire l’insorgere di una dipendenza da un singolo stimolo/fattore. Tutto andrebbe vissuto e assaporato con moderazione.


Se pensi di aver bisogno di ulteriori informazioni per comprendere meglio la tua situazione, non esitare a contattarmi via mail o chat. Se invece vuoi condividere e discutere la tua esperienza, scrivi pure nei commenti, sarò lieto di leggere e risponderti!

dott. Alessandro Polo
Psicologo – Psicoterapeuta


BIBLIOGRAFIA

  1. American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-5®). American Psychiatric Pub.
  2. World Health Organization. (2018). International classification of diseases for mortality and morbidity statistics (11th Revision). Retrieved from https://icd.who.int/browse11/l-m/en